dicembre 11, 2011

E Natale sia.

Quando ero piccola, giusto per rivangare la pessima, autolimitante tendenza alla malinconia che mi tiene in piedi, mi piaceva il pacchetto completo. Dal momento in cui papà riportava a casa la pallina di vetro o l'ennesima pecora fuori scala dell'anno, si aprivano le danze. La poesia da imparare a scuola, le cartoline con la porporina e il crescendo di fancazzismo pre-vacanza, anche quando culminava con sedici pagine di analisi grammaticale arretrata la sera del 6 gennaio. Le luci per strada (contavo gli alberi. li contavo tutti, e informavo tutti. Ho visto 64 alberi di natale, contando pure le decorazioni sui balconi. Altrimenti erano solo 41. Sai che figata, portarmi in giro e farmi da pallottoliere.), esorcizzare il panettone dai malefici canditi, la cena della vigilia, la spada nella roccia e Fantaghirò in tv. Il presepe che faceva il ciclo giorno e notte che qualche anno dopo avrei imparato a fare su RPG maker con lo stesso senso di onnipotenza & kunstvollen. Babbo Natale anche quando era papà. ("lo so che era papà, perchè aveva lo stesso profumo.")
Poi finisce. Poi ritorna. Come finisce e torna la fascinazione per le magliette coi pupazzi, che a 14 anni ti fanno improvvisamente schifo, e a 25 guardi come piccole perle dall'originalità rampante nell'armadio.
Le fasi dell'accettazione del lutto sono 5.
La negazione. Il Natale non mi tange. Il Natale è morto con i miei nonni. Con la mia infanzia, col mio bob a 2 che subì ingloriosa sepoltura in un trasloco, e il torrone nurzia che spogliavo dall'ostia come una reliquia non è mica quello di prima. L'hanno boicottato, è stata la Ferrero sicuramente.
La rabbia. No, seriamente. Questa storia del Natale è ridicola, e siete degli stupidi schiavi del sistema. Non ci vengo, all'iper. Al pranzo mi sveglio all'una e mi presento in pigiama. Mamma, non rompermi i coglioni co sta storia dei bimbi dell'asilo che devono fare le stelline con la pasta di sale. La pasta di sale è morta.
Patteggiamento. Ok, facciamo le stelline di pasta di sale però all'iper non ci vengo.
Depressione. Prendo coscienza che il Natale (così come tutto il resto, fino all'ultima goccia), esiste, a prescindere dai miei attacchi supergrunge di noia postadolescenziale. Ne prendo coscienza l'anno scorso, mentre durante il mio soggiorno a Liegi, che è stato Natale dal primo di novembre, forse pure prima. Fottuti nordeuropei, con tutto questo anticipo me lo rovinate. Mi rovinate pure con la sfilata iperdistruttiva di saint Nicolas. Joyeux Noel, je suis très très saoule!
Accettazione. Molto bene. Ci vuole organizzazione. Prima di tutto, il presepe DIY. 4,90 euro di statuette, acrilici e biscotti alla cannella. References messicane, e colori acidi. Tutto acido,e san giuseppe che pare Gene Simmons. Poi, le luci. Carine le luci. Probabilmente le tengo fino a marzo. Del duemilaventi. Ci vuole la soundtrack di Dicembre. L'anno scorso c'era Elvis, ma c'erano i Joy Division, perchè la fase era ancora uno strascico di hate. Quest'anno ci muoviamo verso le cover dubstep dei canti tradizionali, e compriamo un nuovo slittino. Per l'ennesima volta, a noi due, Gesù. Al tuo compleanno ci vengo vestita come Gaga al pride, e replico la mia presenza in piazza all'uscita della messa di mezzanotte sfoggiando un bel paio di baffi. Ci vogliamo divertire? Vogliamo stare bene, e non è difficile se ci si prova? Johnlennon dall'alto dei cieli, ti prendo in parola. Be prepared,e per lunedì compratevi la porporina.

3 commenti:

Fed Zeppelin ha detto...

io sono ancora a metà fra la fase negazione e quella rabbia... la questione dell'accettazione del natale sarà davvero lunga

i3/4 ha detto...

Il Natale in fondo in fondo è lo stesso. Sono le nostre vite ad andare alla deriva. Timemachine is gonna save us. Dai rimanda. Rimanda. In questa parvenza di vita lunedí andiamo a farci na maglietta. "o si fa la macchina del tempo o si muore".

nova ha detto...

facciamola.