dicembre 12, 2011

E natale sia II (ovvero: il grunge non è morto, deve ancora (ri)nascere.)


Ecco, siamo ufficialmente pronti. Il progetto "fotti in natale prima che lui fotta te", ha preso forma. ha preso forma in maniera pressochè autonoma, che risponde alla seguente regola.
rabbia repressa + senso di frustrazione generazionale / necessità di dissacrazione pop = L'immacolata Cagna Love e San Cobain in santissima attesa nella capanna psichedelica.
Prezzo complessivo dell'operazione: 1,50 euro, dai cinesi. Comprare il presepe dai cinesi è come comprare una cassa di noci di cocco a Stoccolma.
Consumati: due caffè, e un uovo sbattuto col marsala che fa subitofesta.
Colonna sonora: In Utero. Che con la natività ci sta tutto. AH AH. Poi però è arrivato papà e tra una cosa e un'altra mi ha messo gli Inti-Illimani.
Ringrazio il mio gatto Sid che è venuto a rompermi i coglioni sul tavolo tipo dodici volte. Grazie Sid. La mia Leggendaria pazienza è stata messa a dura prova dal pennello microscopico, dal nervosismo che l'umanità in genere mi provoca, e soprattutto da te. Ma ho interiorizzato l'esperienza, e l'ho usata costruttivamente per migliorarmi.
In effetti tra poco posso farlo rientrare. L'ho calciato sul balcone che erano le 17. E' ora.


Sid, rientra.
Natale, come as you are.

dicembre 11, 2011

E Natale sia.

Quando ero piccola, giusto per rivangare la pessima, autolimitante tendenza alla malinconia che mi tiene in piedi, mi piaceva il pacchetto completo. Dal momento in cui papà riportava a casa la pallina di vetro o l'ennesima pecora fuori scala dell'anno, si aprivano le danze. La poesia da imparare a scuola, le cartoline con la porporina e il crescendo di fancazzismo pre-vacanza, anche quando culminava con sedici pagine di analisi grammaticale arretrata la sera del 6 gennaio. Le luci per strada (contavo gli alberi. li contavo tutti, e informavo tutti. Ho visto 64 alberi di natale, contando pure le decorazioni sui balconi. Altrimenti erano solo 41. Sai che figata, portarmi in giro e farmi da pallottoliere.), esorcizzare il panettone dai malefici canditi, la cena della vigilia, la spada nella roccia e Fantaghirò in tv. Il presepe che faceva il ciclo giorno e notte che qualche anno dopo avrei imparato a fare su RPG maker con lo stesso senso di onnipotenza & kunstvollen. Babbo Natale anche quando era papà. ("lo so che era papà, perchè aveva lo stesso profumo.")
Poi finisce. Poi ritorna. Come finisce e torna la fascinazione per le magliette coi pupazzi, che a 14 anni ti fanno improvvisamente schifo, e a 25 guardi come piccole perle dall'originalità rampante nell'armadio.
Le fasi dell'accettazione del lutto sono 5.
La negazione. Il Natale non mi tange. Il Natale è morto con i miei nonni. Con la mia infanzia, col mio bob a 2 che subì ingloriosa sepoltura in un trasloco, e il torrone nurzia che spogliavo dall'ostia come una reliquia non è mica quello di prima. L'hanno boicottato, è stata la Ferrero sicuramente.
La rabbia. No, seriamente. Questa storia del Natale è ridicola, e siete degli stupidi schiavi del sistema. Non ci vengo, all'iper. Al pranzo mi sveglio all'una e mi presento in pigiama. Mamma, non rompermi i coglioni co sta storia dei bimbi dell'asilo che devono fare le stelline con la pasta di sale. La pasta di sale è morta.
Patteggiamento. Ok, facciamo le stelline di pasta di sale però all'iper non ci vengo.
Depressione. Prendo coscienza che il Natale (così come tutto il resto, fino all'ultima goccia), esiste, a prescindere dai miei attacchi supergrunge di noia postadolescenziale. Ne prendo coscienza l'anno scorso, mentre durante il mio soggiorno a Liegi, che è stato Natale dal primo di novembre, forse pure prima. Fottuti nordeuropei, con tutto questo anticipo me lo rovinate. Mi rovinate pure con la sfilata iperdistruttiva di saint Nicolas. Joyeux Noel, je suis très très saoule!
Accettazione. Molto bene. Ci vuole organizzazione. Prima di tutto, il presepe DIY. 4,90 euro di statuette, acrilici e biscotti alla cannella. References messicane, e colori acidi. Tutto acido,e san giuseppe che pare Gene Simmons. Poi, le luci. Carine le luci. Probabilmente le tengo fino a marzo. Del duemilaventi. Ci vuole la soundtrack di Dicembre. L'anno scorso c'era Elvis, ma c'erano i Joy Division, perchè la fase era ancora uno strascico di hate. Quest'anno ci muoviamo verso le cover dubstep dei canti tradizionali, e compriamo un nuovo slittino. Per l'ennesima volta, a noi due, Gesù. Al tuo compleanno ci vengo vestita come Gaga al pride, e replico la mia presenza in piazza all'uscita della messa di mezzanotte sfoggiando un bel paio di baffi. Ci vogliamo divertire? Vogliamo stare bene, e non è difficile se ci si prova? Johnlennon dall'alto dei cieli, ti prendo in parola. Be prepared,e per lunedì compratevi la porporina.

novembre 02, 2011

Gioie senza frontiere

I profeti sui treni e le uscite di scena dinamiche.
Parcheggiare l'auto frenando con grazia proprio mentre la canzone alla radio finisce.
Gioie senza frontiere.

giugno 29, 2011

Aiutami nel mio addestramento Jedi mentre fronteggio la minaccia di Volkswagen al Pianeta Terra http://vwdarkside.com/it/jedi/ale-de-santis-75744

giugno 26, 2011

gli anni dell'università.

Ieri l'infame mi ha attaccato il domopak ad altezza faccia, sulla porta. Quando sono uscita mi ci sono appiccicata contro. La mattina prima, mi ha abbaiato fortissimo quando preparavo il caffè e credevo dormisse.
"Un terrificante senso di angoscia mi invade."

recita questa bozza di post, targata 26 giugno.
Dice solo questo, e nient altro.
Ciao, sono il passato recente. Ti ricordi di me? 
Non proprio. Ero come distratta, piena di capogiro, triste sfatta e disperata. Un giorno come tanti, che oggi -Novembre- perde di senso di fronte a una tazza buffissima di latte e choco pops da discount. L'angoscia mi abita a con contratti a progetto. Comincio a farci l'abitudine.
Non si può mica, farci l'abitudine.
Ok, sto bluffando. Però sei un raggio, Passatorecente. Sei il raggio di una ruota della bici. Poniamo caso che tu sia nero.
Che esempio del cazzo.
Aspetta, lasciami finire. Poniamo caso che tu sia nero. Se la ruota della bici è ferma, finchè è ferma, sei IL raggio nero. In mezzo ad altri cento raggi, sei la guest star. Ora, se io mi metto a pedalare, la ruota gira, e i colori si mischiano. Non si vede nulla, è tutto bianco. E' scienza! Scienza et magia. Passami il latte.
Quel trenta a Cromatologia te l'hanno regalato, eh?
Ti sei piccato. Guarda che funziona anche con quel pezzo grosso di tuo fratello Passato Major.Bisogna solo pedalare più veloce. Prima o poi diventa tutto bianco, poi quando ti fermi ai semafori, o alle pozze, o pure se cadi e ti sfondi la testa, l'importante è tener d'occhio la banalità abissalmente saggia e popolare, e risalire subito in sella! aha!
E il terrificante senso di angoscia?
E' andato al Lidl a ricomprare il latte. Li vuoi due cereali ciocco-bananosi?

giugno 20, 2011

PRESS PLAY ON TAPE

Il mio Commodore 64 era di terza mano, ed era stato dei miei due cugini più grandi prima di essere mio. Come i vestiti smessi e la bmx blu con il sellino giallo, non smetteva mai di odorare di scatolone, e degli anni di plastica gialla e rossa che separavano la mia infanzia dalla loro.C’era qualcosa di veramente incredibile nelle cassette, che erano tali e quali a quelle con la musica dentro, eppure producevano giochi. Funzionanti, il più delle volte. Il che giustificava i venti minuti di caricamento. Giustificava persino i giochi che non partivano. Ecco, io credo di aver imparato il vero significato di sinestesia, (e quanto possa essere inquietante), infilando ripetutamente le cassette dei giochi del commodore64 nel mangianastri. Stridono. Ecco tutto. Strillano fortissimo in lingua-glitch, eppure nella tua mente di bambino non riesci proprio a non pensare che chissà, magari stavolta.Stavolta, cosa, poi?C’era qualcosa di magico anche nel mio imparare a cambiare i due colori dello schermo di apertura. Nel mio sfidare la tastiera per fare i cuoricini e i simboli delle carte, (ma soprattutto i cuoricini).Una volta ho scoperto che premendo velocemente e ripetutamente il tasto di accensione, un qualche difetto elettrico faceva comparire una schermata di pura nebbia, con sul lato sinistro una striscia che sembrava salire all’infinito. Ogni tanto la striscia si raccordava con una identica tramite un quadratino un pò più scuro, come una giuntura.Quello, era Il Tubo. E ovviamente era l’interno del Televisore. (le mie rudimentalissime conoscenze tecniche non dicevano forse che dentro le tv c’era un tubo cattolico o una cosa simile?)Era altresì ovvia l’esistenza di una combinazione di tasti che a quel punto ci avrebbe permesso di entrare (passando nei cavi della luce) dall’Altra Parte. Ovviamente ci sarebbero stati nemici eccezionali da affrontare. Nemici che strillavano fortissimo in lingua-glitch. Passavamo pomeriggi interi a cercare di accedere Di Là. Io e il mio migliore amico. Provavamo i comandi semplici, da avventura testuale. Entra. Apri. Passa. Chiave. Una volta gli ho detto di provare con cuoricino. Ha riso. I maschi sono così scortesi a otto anni. 
Magari era quella giusta, non lo sapremo mai. 




giugno 18, 2011



Don’t tread on an ant
He’s done nothing to you
There might come a day
when he’s treading on you!
Don’t tread on an ant
You’ll end up black and blue
Cut off his head
Legs come looking for you!

maggio 21, 2011

epifania licantropa

(E' rimasto completamente immobile per un tempo indefinito.)
Su questo balcone si è consumata una conversazione di quelle che vanno avanti per ore a metafore, e postumi di sbornia e tentativi di tisane depurative, giusto poche notti fa.  I palloncini della festa rotolavano fuori e si sedevano con noi, tra i sacchi della spazzatura e i segreti e la decisione. La discussione verteva su come i muri siano più belli quando scalcinati. Su come i tubi di metallo,anche se dentro sono vuoti, rubino loro tutto il sole. Sulle nuvole che lasciamo nelle case altrui, e sull'alba che se ne fotte di tutti noi e si ingoia le tegole, e in un attimo non possiamo più dire che vorremmo i capelli del colore del cielo alle 4:47 del mattino.

Ecco cosa non avevamo calcolato. I gatti bianchi belli da sembrare finti, che irrompono nello scenario post apocalittico dei tetti di fronte, e abbagliano quasi.  
Se non è La Meraviglia, questa. 


Se ti piace, sentiti anche: Marta Sui Tubi, Licantropo. , fai le cose con il cuore spesso e se piangi, almeno fallo per innaffiare i germogli, chè il sale da solo non serve a niente.


maggio 04, 2011

Raccontare (poco, o troppo, e nessuno e tutti e due.)

Zolfo era caduto nel fuoco prima ancora di imparare a camminare. Se ci fosse caduto apposta, non si sa, ma ci era caduto, con tutti e due i piedi. Come ci fosse caduto, nessuno lo seppe mai, ma certo fu che fu in quell'occasione che mosse i primi passi, e rideva uscendo dalle fiamme illeso, ed era coperto da una fuliggine fitta, talmente fitta che sembrava di veder camminare un tizzone con occhi e denti accesi. Le vecchie del villaggio lo lavarono in una tinozza di acqua fredda e aloevera finchè la luna non cambiò due volte, e tutto il nero
tutto il nero fu lavato via. Eppure, a stare molto attenti, Zolfo continuò ad emanare calore per tutta la vita. Un calore latente e vivace, che era poco pericoloso e poco innocuo, e nessuno e tutti e due.
Quando camminava nel bosco (e a Zolfo piaceva camminare nel bosco), faceva sbocciare i gigari. Quando era triste, lasciava nelle lenzuola e sui mobili un velo grigio di cenere.
Sua madre ci disegnava sopra,con la punta delle dita e diceva
"Qhi hat fogu non morit de friu",e sorrideva.
Un giorno che Zolfo andava per boschi, decise di girar strada come quando si incontra una di quelle zolle che confondono i viaggiatori. E lo fece, e costeggiò il ruscello, che era quasi secco a quell'ora del giorno, e camminò nell'erba alta e le cicale e i rospi commentavano i suoi passi.I corvi lo guardavano senza paura, come se sapessero che per un giorno, era stato nero come loro, e ridevano di lui perchè lo riconoscevano.
Arrivò sotto un vecchio faggio.
Sotto il vecchio faggio,che era lì dall'inizio dei tempi,e sotto una stuoia di funghi nati quella notte stessa, c'era una tana, che forse era di tasso, forse era di volpe, o nessuno o tutt'e due.
"se ci sei, chiunque tu sia, dì che ci sei.", disse Zolfo.
"se sono venuto apposta, non si sa, ma sono qua, con tutti e due i piedi."
una voce rispose:
"e allora vattene via."
Zolfo si sporse per guardare nel buco. Quando gli occhi si furono abituati all'oscurità, la vide.
Sul fondo, tra le ossa di piccoli roditori e le spine di tredici istrici, sedeva Betula Lenta, che era poco bambina e poco strega, e nessuna e tutte e due.
Era lì, spiegò subito, non perchè avesse paura, ma perchè stava giocando a nascondersi da Inverno, perchè lui era rude e ogni volta, ogni volta le strappava il vestito.
Spostando la gonna, mostrò a tal proposito un tappeto di trucioli bianchi che rilucevano tra le minuscole vertebre di gerbillo e le teste di orbettino.
L'odore di muschio si sollevò sopra quella marcescenza segreta. Quel posto intero, ora riluceva con una certa tranquillità. A Zolfo venne una specie nostalgia nella pancia.
"ora vattene via, se Inverno mi trova dovrò stare sotto io! star sotto così." disse la strega,
e lo afferrò per un braccio, e lo tirò con la faccia sottoterra, e lì lo colpì forte sui denti con una cosa che era poco un bacio e poco un morso,e nessuno e tutti e due.
Zolfo cercò di allontanarla, e la spinse via con la lingua e con metà della metà della foza che aveva,e le mani sulle sue clavicole fecero crepitare e schioccare la sua pelle bianca, che si arricciò e si staccò, e andò ad unirsi al tappeto luminescente di minuscole ossa e brandelli di stagioni.
Zolfo la sentì divincolarsi sotto la sua presa, e si sentì avvampare. Tra i capelli di Betula germogliarono delle gemme bianche. Poi si spaventò del calore, perchè lo sentì crescere e non volle più baciarlo.
"Oh, ma perchè!" Disse Betula Lenta, e si ritrasse per coprirsi.
"non si può riuscire ad amare qualcuno senza cercare di togliergli la pelle? O di bruciarlo vivo, addiritura! Vattene via, prima che ti maledica e ti faccia crescere funghi carbone sul cuore."
Zolfo scappò via, con le labbra rotte e sanguinanti per aver sfregato contro quelle guance di corteccia.
Corse lungo il ruscello, dove ora che il sole era tramontato le pietre erano umide e scivolose, corse nell'erba alta e fece zittire le cicale e spaventare i rospi con l'affannarsi del suo respiro, e stringere i corvi nel loro nido, quando -ogni tanto- scoppiava in un suono che era poco riso e poco pianto, e nessuno e tutto e due.
Arrivato al villaggio, i lampioni si accesero al suo passaggio. Disse di aver baciato Betula Lenta, come lei baciava l'Inverno,poi disse che  prima di spogliarsi tutta, gli aveva detto che l'amore, come l'Inverno, fa cadere la corteccia alle streghe, e la pelle sotto è lucida e tenera. Che le cose che marciscono sotto terra sono luminose a modo loro, e terribili, e fanno venire nostalgia nella pancia.
Disse così, ed era poco verità, poco bugia e nessuna e tutte e due.
Nessuno mai gli credette.

aprile 25, 2011

Ribes uber alle.

Nessuno oltre noi tre è voluto venire al picnic.
Ci siamo seduti sulla collina sbagliata e abbiamo mangiato quello che avevamo preparato per almeno il doppio della gente, e ogni cosa aveva su un post-it. Giocogioco del giorno. L'evoluzione della cena con delitto, il pic-nic con psicanalisi.
Il formaggio dolce. Sapore di Scuola materna, Sabato Pomeriggio, Dondoli.
La mortadella è Grunge, i bastoncini di pesce Rimorso & Furtività. C'è Violenza, ma c'è anche Dolcezza.
Il Sublime (confettura di ribes) dolceamaro, sta bene con tutto, è rosso e macchia, e si mangia con le dita direttamente dal barattolo. Tracciatene profili psicologici, e resterete sconvolti dall'accuratezza che può avere un boccone di pane nero (Irruenza) e mela (Serenità).
Conclusioni. Il nostro inconscio collettivo ha fagocitato litri di rosso pesissimo , alimenti nutrizionalmente controversi, batteri dalle mani interrate, e sulla mia coscia lei ha dato un morso festoso et terrificante.  Ergo, l'individuazione del sè, l'espressione della libido intesa come soddisfazione di bisogni primari -non necessariamente sessuali-, si esprime nell'atto di mordere, le unghie sporche di prato, o una coscia così come un culo di pane vecchio e mortadella dell'eurospin.
(Noi siamo dei fighi, e ci mettiamo pure la salsa di noci. "Scaduta domani". Presa nel cesto delle offerte. Carpe Diem.)

A un certo punto, non sfidata, ho mangiato un ciuffo d'erba. Era incredibilmente ruvido!
Che direbbe Freud di me?
Probabilmente, che ero un pò molto ubriaca. Elementare, Sigmund.

messaggi subliminali mostrando copertine di CD famosi dai finestrini delle auto.

I nostri arrivederci sono sempre punk rock-prima ondata.


sul pavimento di Seicento, che è la mia automobile, c'erano due bottiglie di vino rosso (vuote). Una graffetta rossa. Una rosellina finta. Innumerevoli cadaveri di sigaretta. Un sottobosco inspiegabile di aghi di pino. Elastici per capelli a mazzi. Un orecchino. Gessetti. Il cd dei Gorillaz che non si trovava più. Segnalini del Cluedo. Un gratta e vinci comprato da chissàchi, che ho controllato sedici volte prima di gettare via. Due coperte. Una felpa. Un paio di calzini e uno spazzolino. Che ho lasciato là (possono sempre servire.)
Inoltre, al contrario di tutte le aspettative, c'erano esattamente euri 1,63, che verranno spesi in francobolli.
Ho riaperto il bagagliaio di Seicento e questo Blog spinta dalle stesse mani invisibili.
Per riaprire e mettere in ordine la mansarda e la mia psiche aspettiamo che venga (almeno un pò più) caldo.
Bentornati.





(we're so pretty, oh, so pretty!)

aprile 24, 2011


marzo 10, 2011




...e come volevasi dimostrare, la coscienza sociale è innegabilmente di colore rosso.

(foto reali scattate durante i miei viaggi in giro per l'Europa.)