giugno 19, 2012

Quando ero piccola facevo tutto quello che faceva mio cugino.
Lui sparava con le pistole ad aria compressa. Mi regalò la musicassetta della colonna sonora di Highlander, era nera con delle lastrine arancioni. In una stanza con sedicimila musicassette, io potrei ritrovarla ancora oggi
Quindi quando avevo dieci anni mi piacevano i Take That, specialmente Mark Green, e i Queen, specialmente la colonna sonora di Highlander.
Allora stasera andiamo a sentire della musica in piazza. Mamma era contenta, ma a mamma piace tutto. Quando ho saputo che il secondo gruppo era una cover band dei Queen, mi sono un pò scoglionata. Voglio dire, già è dura da digerire la serata a rock anni 70, santodio.
Allora dico a mia madre, che resto finchè non fanno Bohemian Rhapsody, e le spiego che lei non la sa, ma è quella canzone che le canto ogni cazzo di volta che la incontro per casa, e lei si collassa a prescindere dal senso che una cosa simile può o non può avere...
E le spiego, che è una canzone che Freddie Mercury, che è morto, no? si sa che è morto.
Lo sa pure mamma, che è un pò distratta nella vita.
E' morto, era un grande artista, bla bla bla. Era frocio. Un sunto perfetto,arraffazzonatissimo. Mamma annuisce. Sapeva tutto, anche se magari non ci pensava che fosse proprio quello dei Queen, perchè è veramente un pò distratta.
Allora a un certo punto fanno Bohemian Rhapsody. E il cantante cambia una strofa. E io dico, a mezza voce, che è strano che l'abbia cambiata. Forse perchè, dico, e intendevo dire che forse l'aveva cambiata perchè parlava di quando dovrà crepare, e non voleva tirarsi sfiga addosso. Ma era un pensiero stupido. In realtà probabilmente non se la ricordava e basta. E allora dico solo -forse perchè- e madre, che è distrattissima, aggiunge con giubilo -PERCHè ERA FROCIO!- e io, lo giuro, rido per quaranta minuti, piegata.
E alla fine, il cantante aveva veramente una gran voce cazzo, e sono rimasta anche se quella canzone l'hanno fatta quasi in ultimo.

Ora, c'è una storia buffa tra me e i 3/4. Entrambe abbiamo questi fantomatici cugini che ci hanno cresciute, che si somigliano pure. Si chiamano pure quasi uguale. E' una buffa storia.I nostri cugini ci mettevano a credere che i pali della luce sul lungomare, erano inclinati perchè aveva tirato vento. O che quella vecchia casa là, era la casa di Rambo.
Quindi, questo è per i 3/4, per suo cugino, per freddie bonanima, quel frocio, ma soprattutto per il nostro senso dell'umorismo tipico delle persone profondamente svantaggiate nella mente.

giugno 14, 2012

Sono giovane e circondata da giovani, e sono stata svegliata alle ore 5 da delle splendide persone che cantavano gli 883 in auto, non so bene in che condizioni psicofisiche, ma sicuramente erano belli e stavano ballando come repetto. Il finale di Nord Sud Ovest Est non lo sa con precisione quasi nessuno, forse perchè tutti  vogliono ascoltare come cazzo va a finire la storia, e non cantarlo, però i cori, quelli, beh sono imperdibili (stai attento, non lo fare! Adios mi amor!). Non c'è stato verso di riprendere sonno, e questo mi lascia pensare che in realtà, nascostamente, io stia invecchiando. In realtà anche gli 883 del 93 erano un indizio, ma sorvoliamo. Allora, dopo un pò di pellegrinaggio mediatico (mi sono comprata un rosario tibetano su Ebay a 70 centesimi. Boh, così.), scendo al piano di sotto per fare una cosa bellissima: fare colazione e poi tornare a dormire. Trovo tutti svegli, perchè tutti stiamo invecchiando, e papà guardando fuori dalla finestra fa.

"non so se è l'effetto Morgana, ma io quel paese là non l'avevo mai visto."

davanti alla mia casa, c'è un'altra casa, alta uguale ma un pò più in basso. Ci abitava, quando eravamo piccoli, il mio amico punk, e sua sorella piccola, e altri bambini che adesso come me cercano i tesori in altri giardini. Questa casa, copre la collina di fronte per metà. Dalla mia cucina, comunque, vedo le montagne vicine, e per la prima volta nella mia vita oggi ho visto quel paese là, che è quattro case in mezzo ai boschi e chissà che cos'è. Nessuno di noi l'aveva mai visto. Allora per controllare che non fosse davvero l'effetto morgana, cosa che ad ogni modo mi avrebbe fatto cagare addosso perchè a me gli effetti ottici mi confondono e raccapricciano, sai che faccio, salgo su una sedia.
Probabilmente non salivo su una sedia per guardare fuori dalla finestra da quando non ero ancora un metro e settanta scarso ma deciso, oppure non avevo mai guardato fuori dalla finestra veramente.

Traete le vostre metafore del cazzo, come sempre, io faccio colazione poi o torno a dormire o dò un senso alla mia estate post laurea con la routine da mattinata iperattiva/ecochic. Compro i barattoli, faccio la marmellata, yoga, due o tre ricreazioni e ascolto musiche deprecabili. Ah e poi devo anche lavorare, già. O torno a dormire veramente, mo vediamo.
http://youtu.be/5viSeFb767o
Moragelso nel giardino del Re ci andò a cavallo di una bici che frenava poco e niente. Era uscita con il chiaro intento di rubare la frutta, perchè l'anno passato (e lo ricordava bene), di questo stesso periodo voleva tantissimo morire. E sentì questa storia dei gelsi del giardino del Re, che erano veramente tantissimi, e tutti quelli che passavano ne prendevano uno o due solo perchè erano cose selvatiche e tutti vogliono sempre assaggiare le cose selvatiche, come se fossero preziosissime, ma finisce sempre che tutti usino, sulle cose selvatiche, una specie di rispetto inutile, o forse un disinteresse totale, e le more si seccano nei rovi, e i gelsi, cadono. Moragelso, quando voleva morire, aveva rimandato per troppi giorni, e alla fine i gelsi erano caduti tutti: quando andarono, una notte, non ce n'era neanche uno. Quando per una cosa arrivi troppo tardi, è proprio come se non fosse mai esistita. Per fortuna era notte, e non vide che l'erba, sicuramente, ne era completamente ricoperta. Per fortuna, altrimenti avrebbe pianto e pianto. Ma questa è una storia che sta dietro, e oggi Moragelso va nel giardino del Re e trova i rami ricoperti, ricolmi di more bianche, dolcissime, buonissime. Ci vuole garbo per cogliere i gelsi, devi essere un figo vero e un grande amante, che come li tocchi, cazzo, cadono. E poi, bisogna aver rispetto per gli insetti che mangiano i frutti prima di te. Se ne vedi uno particolarmente appassionato, devi lasciarlo là. Non sono mica solo per te, le more. E allora, Moragelso  ogni quattro che ne mangia, una la mette nel sacchetto. A una certa mangia un insetto, e se ne scusa. Torna a casa che ha rubato tre chili di more, e ha tutte le mani appiccicate e si è scottata il naso. E gelsi per terra ce n'erano uno sfacelo, perchè tirava un vento boia, e i camionisti le suonavano il clacson passando, e i cardi e gli insetti le sparavano a pallettoni nelle gambe, però vuoi mettere che cazzo di marmellata.
Dormivo in camera dei miei genitori, perchè la casa, la nostra casa, non si sa per quale ragione non ha previsto che io avessi una camera mia fino a sette anni compiuti. Avevamo, però, una cucina grande. Poi abbiamo avuto una cucina piccola, e io ho avuto una stanza minuscola. Ma era bellissima, il letto era proprio come l'avrei voluto io, era di ferro bianco. Aveva dei piccoli pomi d'ottone, che svitavo a scazzo quando non riuscivo a prendere sonno. Non riuscivo mai a prendere sonno, all'inizio, mi sentivo troppo sola. Poi ci ho fatto il callo, ci ho fatto il nido. Ho disegnato sui muri, ci ho scritto sopra. Ho accumulato, in ventotto anni di vita, praticamente tutto.
Ho una memoria straordinaria, io, della quale faccio un pessimo uso, e tutto quello che ho conservato sottovuoto nel caos più totale, è solo la prova fisica di ciò che comunque ricordo perfettamente. E parliamo di pezzi di cose, spesso, eh. Una vite, un laccio, una chiave.
Biglietti del treno, e dei concerti, e del cinema. E quintali di lettere. Quintali di carta, che parlano. Parlano anche troppo, senza nessun pudore. Senza stare troppo attenti alla forma, col cuore di qualcuno che ha sette anni, o quindici, o la mia età due mesi fa. Con voci diverse, qualcuna più forte, qualcuna più debole, qualcuna lontanissima. Tutte belle, però. Anche quelle che dicevano cose mostruose.
E' successo che mentre svuotavo la mia camera, la mia camera di sempre, per spostarmi ad esistere definitivamente da un'altra parte, mi sono sentita amata. Questo, è successo.

giugno 12, 2012

Qualcosa che serva

Arriva sempre, ai concerti, quel momento in cui scatta il delirio e prendi un sacco di spinte e strattoni. Perdi le spille preferite nella ressa,  ti abbassi e cerchi di far luce col cellulare tra mille scarpe di pezza (non tutte converse originali, no, la crisi c’è e i negozi dei cinesi fioriscono di simil converse) , e mentre cerchi è possibile che ti cada ANCHE il cellulare. Quindi per riprenderlo perdi un paio di dita, ma trovi un accendino. E’ rotto, lo butti. Recuperi il telefono, e riemergi giusto in tempo per farti abbracciare dal tipico ciccione sudato che nel frattempo ha perso la maglietta e trovato un amico in te.
Nel frattempo ti versano la birra sui jeans, e mentre pensi per l’ennesima volta al commercio di borracce da concerto strutturate come i bicchieri col beccuccio fisher price, qualcuno davanti a te fa fare stage diving ad un cartone da 5 litri di ronco, dimostrandoti che le buone idee, come la mancanza di dignità, sono a prova di proiettile. continua a leggere