giugno 14, 2012

Dormivo in camera dei miei genitori, perchè la casa, la nostra casa, non si sa per quale ragione non ha previsto che io avessi una camera mia fino a sette anni compiuti. Avevamo, però, una cucina grande. Poi abbiamo avuto una cucina piccola, e io ho avuto una stanza minuscola. Ma era bellissima, il letto era proprio come l'avrei voluto io, era di ferro bianco. Aveva dei piccoli pomi d'ottone, che svitavo a scazzo quando non riuscivo a prendere sonno. Non riuscivo mai a prendere sonno, all'inizio, mi sentivo troppo sola. Poi ci ho fatto il callo, ci ho fatto il nido. Ho disegnato sui muri, ci ho scritto sopra. Ho accumulato, in ventotto anni di vita, praticamente tutto.
Ho una memoria straordinaria, io, della quale faccio un pessimo uso, e tutto quello che ho conservato sottovuoto nel caos più totale, è solo la prova fisica di ciò che comunque ricordo perfettamente. E parliamo di pezzi di cose, spesso, eh. Una vite, un laccio, una chiave.
Biglietti del treno, e dei concerti, e del cinema. E quintali di lettere. Quintali di carta, che parlano. Parlano anche troppo, senza nessun pudore. Senza stare troppo attenti alla forma, col cuore di qualcuno che ha sette anni, o quindici, o la mia età due mesi fa. Con voci diverse, qualcuna più forte, qualcuna più debole, qualcuna lontanissima. Tutte belle, però. Anche quelle che dicevano cose mostruose.
E' successo che mentre svuotavo la mia camera, la mia camera di sempre, per spostarmi ad esistere definitivamente da un'altra parte, mi sono sentita amata. Questo, è successo.

3 commenti:

i3/4 ha detto...

I'd like to know. Dove cazzo stai andando.

nova ha detto...

sotto al tetto. (seriously)

i3/4 ha detto...

come me <3