giugno 14, 2012

Moragelso nel giardino del Re ci andò a cavallo di una bici che frenava poco e niente. Era uscita con il chiaro intento di rubare la frutta, perchè l'anno passato (e lo ricordava bene), di questo stesso periodo voleva tantissimo morire. E sentì questa storia dei gelsi del giardino del Re, che erano veramente tantissimi, e tutti quelli che passavano ne prendevano uno o due solo perchè erano cose selvatiche e tutti vogliono sempre assaggiare le cose selvatiche, come se fossero preziosissime, ma finisce sempre che tutti usino, sulle cose selvatiche, una specie di rispetto inutile, o forse un disinteresse totale, e le more si seccano nei rovi, e i gelsi, cadono. Moragelso, quando voleva morire, aveva rimandato per troppi giorni, e alla fine i gelsi erano caduti tutti: quando andarono, una notte, non ce n'era neanche uno. Quando per una cosa arrivi troppo tardi, è proprio come se non fosse mai esistita. Per fortuna era notte, e non vide che l'erba, sicuramente, ne era completamente ricoperta. Per fortuna, altrimenti avrebbe pianto e pianto. Ma questa è una storia che sta dietro, e oggi Moragelso va nel giardino del Re e trova i rami ricoperti, ricolmi di more bianche, dolcissime, buonissime. Ci vuole garbo per cogliere i gelsi, devi essere un figo vero e un grande amante, che come li tocchi, cazzo, cadono. E poi, bisogna aver rispetto per gli insetti che mangiano i frutti prima di te. Se ne vedi uno particolarmente appassionato, devi lasciarlo là. Non sono mica solo per te, le more. E allora, Moragelso  ogni quattro che ne mangia, una la mette nel sacchetto. A una certa mangia un insetto, e se ne scusa. Torna a casa che ha rubato tre chili di more, e ha tutte le mani appiccicate e si è scottata il naso. E gelsi per terra ce n'erano uno sfacelo, perchè tirava un vento boia, e i camionisti le suonavano il clacson passando, e i cardi e gli insetti le sparavano a pallettoni nelle gambe, però vuoi mettere che cazzo di marmellata.

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